Controllate i rapporti. E’ questa la raccomandazione per affrontare il Gardeccia. Una salita dalle pendenze severe, che non lascia spazio all’improvvisazione. Anche se breve, misura poco più di 6 chilometri, presenta dei muri al 17 per cento, con una pendenza media del 10 per cento.
- signal_cellular_alt Difficoltà Difficile
- straighten lunghezza 6.22 Km
- schedule durata 1:11 h
- arrow_drop_up dislivello 654 m
- arrow_drop_down discesa 46 m
- skip_next punto più alto 1951 m
- skip_next punto più in basso 1343 m
Periodo consigliato:
Informazioni slla sicurezza:
Come immaginerai, la percorribilità degli itinerari in un ambiente montano è strettamente legata alle condizioni contingenti e dipende quindi da fenomeni naturali, cambiamenti ambientali e condizioni meteo. Per questo motivo, le informazioni contenute in questa scheda potrebbero aver subito variazioni. Prima di partire, informati sullo stato del percorso contattando il gestore dei rifugi sul tuo percorso, le guide alpine, i centri visitatori dei parchi naturali e gli uffici turistici.Partenza
Pera di Fassa
Coordinate
Arrivo
Gardeccia
Direzione da seguire
La salita si presenta a strappi, soprattutto nel primo tratto. Si parte da Pera di Fassa e il primo chilometro fa capire che non bisogna scherzare. Bisogna salire agili, per non affaticare le gambe e pagare nel finale gli eccessi dello sforzo. Il paesaggio è maestoso, ma si ha poco tempo per ammirarlo. Serve concentrazione per non cedere alla tentazione di mettere il piede a terra. L’asfalto sembra impennarsi e arriva a punte del 16 per cento. Terminata la prima fatica si può concedersi un po’ di respiro, ma poi si riprendere a salire. A Baita Regolina la strada si restringe torna a guardare il cielo, sono strappi che fanno male, ma che, metro dopo metro, portano sempre più su, verso l’ arrivo. Due tornanti avvisano che serve prepararsi al tratto più duro. Un rettilineo che sembra non finire mai: sono quasi mille metri che arrivano al 17 per cento. Poi la salita si fa più morbida ed ecco, finalmente, l’arrivo e la maestosità delle Torri del Vaiolet.
Con i rapporti attuali la fatica si sente, ma è nulla se si pensa ai tempi di Francesco Moser, Bertoglio e Gimondi. Nel tappone del Giro del 1976 Gimondi, su questa salita, perse la maglia rosa, ma resistette agli attacchi e poi vinse il Giro. Oggi solo il tratto finale di 200 metri ricorda i tempi eroici. Di quel tempo passato rimane la fatica e la soddisfazione.







[Non è prevista una guida per questo percorso.]